Dalla cima dell’antico Monte Lucus, in provincia di Terni, a pochi chilometri dalla Cascata delle Marmore, una fortezza mezzo diroccata domina il piccolo borgo di Piediluco e l’omonimo lago che si stende a fondovalle. La Rocca si raggiunge facilmente dal borgo sottostante, con una suggestiva passeggiata attraverso un verdissimo e fitto bosco.
La zona fu controllata dai sabini fino al III secolo a.C.,in quest’epoca, sulla sommità del monte, sorse un piccolo tempio probabilmente dedicato alla dea Velinia (mitica compagna di Giano, la divinità bifronte). Ben presto i romani, consapevoli dell’importanza strategica del luogo, costruirono sul sito una fortificazione dalla quale si controllava efficacemente il sottostante territorio. Fu questo il primo nucleo di una fortezza che, alla caduta dell’impero, dovette diventare essenziale per la protezione degli uomini e dei loro beni, gravemente minacciati dalle scorrerie barbariche che devastavano i dintorni.
Nel 1208, il “Castello de Luco” e il sottostante borgo furono donati ai monaci benedettini dell’Abbazia di Farfa. Diversi anni dopo, Federico II di Svevia donò l’edificio ai Brancaleoni, una famiglia aristocratica originaria delle Marche. Quindi subentrarono gli Albornoz, che rinforzarono notevolmente la struttura.
Nel corso dei secoli, con il progressivo stabilizzarsi dei confini e dei rapporti di forza tra gli Stati, il castello di Piediluco perse importanza strategica; nessuno lo presidiò più, né riparò i danni alle strutture compromesse da cedimenti e crolli. Dopo tre secoli di abbandono, oggi il sito si presenta senza più coperture e invaso da ogni sorta d’erbacce. Testimoni della perduta potenza, restano il massiccio torrione centrale, la piazza d’armi, una cisterna per raccogliere l’acqua piovana e una serie di rovine pertinenti alla parte residenziale della fortezza.